L’Antitrust si pronuncia sul caso Cappelli: sanzione a SIS

L’Antitrust si pronuncia sul caso Cappelli: sanzione a SIS

Un caso di controllo indebito di un bene comune

Si conclude con una sanzione di 150.000 euro il procedimento dell’Antitrust a carico di Società Italiana Sementi (SIS) sull’ormai famosa vicenda del Senatore Cappelli, il grano ‘antico’, di cui è licenziataria dal 2016. Con il plauso dell’intero mondo agricolo e del suo osservatorio, nonostante l’esiguità della sanzione – sia per l’entità dell’affare ricavato che per l’impatto che ha avuto sull’intero mercato nazionale.

Il provvedimento infatti, il cui procedimento è stato avviato il 20 marzo 2019 su proposta di Confagricoltura, fu seguito dalle istanze di partecipazione di associazioni come Codici, GranoSalus, CIA, Copagri, e ha interessato come parti del procedimento, oltre che una delle due ditte precedentemente licenziatarie, la Selet SAS, anche il CREA-DC, l’ente pubblico titolare del nucleo del seme che aveva affidato la riproduzione del Cappeli in licenza a SIS per 9 anni.

Si legge nel provvedimento dell’Agcm che anche questo, venuto a conoscenza delle condizioni commerciali praticate dalla SIS a seguito di svariate segnalazioni, abbia avanzato richiesta di chiarimenti. A tale richiesta questa avrebbe risposto dichiarando “di aver sottoscritto pochissimi contratti che prevedano una riconsegna del grano prodotto dall’agricoltore”. Ma come accertato dall’Agcm “tali i numeri differiscono in maniera sostanziale da quelli accertati in corso d’istruttoria”.

Con l’intensificarsi delle segnalazioni il CREA “ha anche rappresentato in maniera esplicita all’impresa licenziataria la contrarietà di una simile imposizione”. Protrattasi indisturbata fino all’avvio dell’istruttoria nonostante il monito dell’ente ministeriale. Perché, come inquadrato in recenti articoli su questo blog, l’universo SIS si costituisce sulla base dell’allineamento di molteplici livelli di azione di mercato, grazie ai quali ha potuto realizzare quella posizione di “monopolista legale di un bene precedentemente nella disponibilità di più licenziatari”, così come definita dalla stessa Agcm.

E’ attraverso l’alleanza di grandi attori di un sistema di cui era il cuore – un gruppo finanziario (BF Holding s.p.a), la principale associazione categoria agricola (Coldiretti) e i Consorzi Agrari – disposti strategicamente in un’architettura di partecipazioni societarie e conflitto di interessi, che è stato possibile realizzare quella posizione di forza che ha dettato abusivamente pratiche commerciali sleali a danno di un intero settore, creando di fatto una filiera chiusa: vendita in esclusiva del seme, obbligo di sottoscrizione di contratti; ritardi, se non veri e propri rifiuti, di fornitura agli agricoltori non iscritti alla Coldiretti; aumenti del prezzo fino al 60%, tutto riportato nel documento finale dell’Antitrust (qui il testo completo del provvedimento).

Una filiera chiusa su una varietà libera di essere coltivata

Interessante citare il caso di Alce Nero, il marchio storico del Bio legato fortemente al Cappelli con molti prodotti in catalogo, le cui condizioni di fornitura del seme imposte da SIS risultano esemplari per ricostruirne la scorrettezza: innanzitutto un aumento di prezzo ‘ingiustificato’ verso il coltivatore bio (da 1 euro a 1,80 euro/kg). Poi Alce Nero, non potendo più acquistare la granella da trasformare in pasta direttamente dai suoi soci-agricoltori, costretti a conferire a SIS tutto il raccolto a 80 euro/q.le, si ritrovava costretta a riacquistare da SIS a 88 euro al quintale, con un sovrapprezzo di 8 euro dunque. Una vicenda, dice l’Antitrust che mostra “in modo evidente lo squilibrio contrattuale a favore di SIS, la quale rispetto ad Alce Nero è riuscita addirittura a imporre una propria intermediazione”. Che ha finito per pesare sulle tasche dei consumatori finali.

Sulla base della sanzione dell’Agcm, CIA, Confederazione italiana agricoltori, “ritiene vi siano tutte le condizioni affinché la ministra Bellanova revochi la concessione di esclusività a SIS e che la pregiata varietà del grano Cappelli torni a essere patrimonio comune, contro monopoli e pratiche sleali non rispettosi delle regole europee”. Duro anche il senatore Saverio De Bonis: “Purtroppo l’esiguità della multa, che pure è un segnale importante, non servirà certo a scoraggiare queste pratiche sleali. Sono necessarie ben altre misure da parte del Mipaaf nei confronti di SIS e di tutte quelle organizzazioni che tradiscono il loro mandato per imporre monopoli sul mercato”.

Ci auspichiamo invece che il fatto costituisca un precedente a difesa della libera circolazione della biodiversità, del lavoro degli agricoltori e degli stessi consumatori.

Focus key phrases: ''la biodiversità non può essere oggetto di controllo privatistico'